Settembre 3, 2024 Irene Ivoi

Redesign di un museo (quello dell’Accademia a Firenze) in logica nudge

Un po’ di mesi fa un articolo sul  Guardian parlava delle strategie nudge del Museo dell’Accademia di Firenze messe in piedi dallo staff, diretto fino al 3 giugno 2024 da Cecilia Hollberg, per contrastare la fame di selfie con il David e il turismo mordi e fuggi.

Come sapete l’argomento mi trova iper sensibile visto che ogni anno almeno un paio di articoli li dedico a questo “problema” sempre più difficile da gestire nelle città pressate da questi flussi.

Ed è alquanto recente una notizia che mi arriva da amici veneziani (che lo sono, ci vivono e rischiano di scomparire come specie in estinzione) che mi segnalano le camminate urbane “Cura”, acronimo di camminata urbana di riappropriazione dell’abitare, organizzate da Ocio.

Una trentina di partecipanti, snodandosi tra le calli più strette, osservano le targhette che localizzano gli affitti brevi, e le trasformazioni dei sestieri invitando i cittadini anche a controllare le irregolarità.

Probabilmente anche altre città italiane arriveranno a queste forme di mobilitazione urbana che appaiono delicate rispetto a quelle molto più rumorose quali i cortei di protesta in Catalogna o alle Canarie, con sabotaggio di turisti a suon di pistole ad acqua.

 

Torniamo in Italia. Cosa è successo al Museo dell’Accademia?

Cecilia Hollberg diventa direttrice a fine 2015 e decide di avviare con il suo staff un percorso di ripensamento dell’offerta sapendo che lo spazio non è ampliabile e tanti residenti se ne erano allontanati, considerandolo un museo solo per turisti, con un’unica star: il David.

Come fare a riequilibrare questa relazione viziata tra visitatori, cittadini e contenuti esposti?

Un team ha lavorato su questo ripensando l’offerta culturale e costruendovi intorno proposte in grado di differenziarne e accrescerne il valore.

Il che mi ha fatto pensare a Richard Thaler che in “Misbehaving” parla del Greek Peak, un villaggio turistico a conduzione familiare da salvare finanziariamente, e di come per farlo serviva ripensare il suo valore percepibile (con impianto sciistico accanto) in maniera tale da tener conto della contabilità mentale dei clienti a fronte di inevitabili aumenti di tariffe.

Lo staff del museo fiorentino ha concretizzato varie iniziative.

Per esempio, per coinvolgere i residenti ha inventato “Voci dalla Galleria” per rendere la vita del museo più permeabile e quindi più vivo e dinamico, ricco di storie da ascoltare. Trattasi di racconti delle collezioni da parte del direttore e dei professionisti che ci lavorano. E poi Scopri la Galleria video pillole di storia a cura di esperti e studiosi per conoscere in pochi minuti alcuni aspetti delle collezioni. Altro progetto inclusivo Radio Accademiaserie di podcast in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Firenze, realizzati dagli studenti, per segnalare particolari inediti e peculiarità di alcuni pezzi, fino a “La Galleria…dietro le quinte” / “The Galleria…Backstage una newsletter settimanale che annuncia eventi, per tutti accessibili gratuitamente.

Poi su idea della Hollberg, è nata una “associazione di amici della Galleria dell’Accademia” per avvicinare e connettere persone di tutto il mondo che amano questo museo.

E altro intervento, a mio avviso davvero fertile, rendere riconoscibile e valevole di visita il museo non solo per incontrare il David.

Infatti Cecilia Hollberg nella conferenza stampa di fine mandato, ha detto che adesso è possibile girarvi e trovare visitatori in tutte le sale e non solo in quel mirabile corridoio che ospita il gigante, padrone di casa.

Questo è un risultato davvero considerevole. Ricordo che da ragazzina, quando vi andai per la prima volta, nemmeno considerai le altre sale da ammirare. Per me quel museo significava solo poter vedere da vicino il David.

A questo ha contribuito anche il fatto che sono state aperte nuove sale, riallestito spazi, migliorata l’illuminazione, modificato l’ingresso e la biglietteria, aggiunta la climatizzazione, prima presente solo in alcune aree, e ridisegnato i percorsi interni, evitando così code concentrate. In sostanza il viaggio di un visitatore attraverso le sue sale è stato oggetto di un redesign, è diventato più gradevole, meno faticoso e quindi più apprezzabile al punto che i visitatori sono aumentati del 42% dal 2015 al 2023.

Un risultato davvero pregevole da parte di un museo che poteva restare immutato, e magari appariva già con le carte in regola per continuare ad esistere come aveva fatto fino ad allora, ed ha invece dimostrato che esistono sempre spazi di miglioramento.

 

Grazie a Davisandco per il supporto

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.