Quante volte hai comprato un prodotto/servizio sconosciuto affidandoti solamente alle informazioni trasmesse da un professionista?
E quante volte invece, hai scelto di partecipare o no ad una campagna di vaccinazione solamente basandoti sulle opinioni mainstream?
Se hai risposto “spesso” a queste domande significa che anche tu sei cadut* nella trappola del bias cognitivo, che produce errori sistematici visto che la nostra mente prende continue scorciatoie per fare meno fatica e per illudersi di avere sempre o quasi una soluzione pronta.
Siamo costantemente bombardati da stimoli che influenzano il nostro modo di agire, che ci spingono a scegliere un’opzione piuttosto che un’altra: che si tratti di indicazioni giunte da altre persone o da elementi presenti nell’ambiente, la sostanza non cambia. La teoria dell’“architettura delle scelte” postulata da Thaler e Sustein sostiene proprio questo ed ha come obiettivo lo sfruttamento del meccanismo naturale di influenzamento per creare ambienti che aiutino i soggetti a prendere decisioni in maniera più efficace, a non commettere errori e a prendere decisioni più salutari. Ricorrere dunque alle scienze comportamentali nell’ambito della sanità pubblica potrebbe essere estremamente utile per promuovere comportamenti appropriati.
Secondo l’ultimo documento “The Behavioral Economics Guide 2021” redatto dalla società privata Behavioral Economics , due terzi dei cittadini australiani non udenti sceglie apparecchi acustici di livello base anziché di livello superiore a causa di tre bias cognitivi:
l’effetto ancoraggio, ossia la tendenza ad assegnare un valore ignoto (per esempio un prezzo) partendo da un numero presente nel cervello (e che nulla c’entra con quel prezzo da ipotizzare), porta i potenziali clienti ad immaginare prezzi inesatti dei prodotti acustici;
il bias di conferma, ovvero la tendenza ad accogliere e identificare come rilevanti quelle informazioni che coincidono con le proprie convinzioni, fa si che la valutazione del proprio medico su un prodotto faccia propendere l’acquisto proprio per lo stesso;
il sovraccarico cognitivo, ossia quando il volume di informazioni che un individuo riceve e cerca di integrare supera la sua capacità di elaborarle, lascia ai clienti poche risorse cognitive per compiere la decisione migliore.
Così, per aiutare i cittadini nel compiere acquisti informati sul più adatto apparecchio acustico, il governo australiano ha sviluppato tre interventi di Nudge:
uno agisce sulla riduzione dell’effetto ancoraggio attraverso una corretta presentazione dei prezzi, uno sulla riduzione del bias di conferma attraverso una completa fornitura di informazioni su entrambe le categorie di prodotto e un ultimo che agisce sulla riduzione del sovraccarico cognitivo erogando informazioni propedeutiche prima dell’appuntamento e sulla riformulazione delle opzioni di scelta degli apparecchi acustici. Grazie a queste spinte gentili, la percentuale di cittadini che ha scelto di acquistare apparecchi acustici di livello superiore è aumentata del 17% nell’arco di tre mesi.
Un altro esempio di Nudging di successo nella sanità pubblica, ci auguriamo di buon auspicio per i governi di tutto il mondo, riguarda l’esperimento condotto dal Behavioral Insight Team (BIT) statunitense per incentivare i cittadini americani ad aderire alla campagna vaccinale COVID-19. Dopo che la società di sondaggi Gallup ha rilevato che più di un americano su quattro non è disposto a vaccinarsi, il team comportamentale americano della BIT ha testato su un campione di 20.000 persone quattro campagne di comunicazione diverse durante i primi cinque mesi del 2021.
La prima campagna faceva leva sul desiderio delle persone di proteggere familiari e amici; la seconda utilizzava la credibilità e l’autorità degli operatori sanitari come messaggeri di fiducia; la terza sottolineava la possibilità del ritorno alla normalità; la quarta ed ultima, raccontava i milioni di persone vaccinate in modo sicuro nel mondo. Sebbene tutti i messaggi abbiano aumentato del 6% (pari a 10 milioni di statunitensi) i vaccinati, la campagna “Aiutare i propri cari” è stata particolarmente efficace, incoraggiando anche le persone più restie a vaccinarsi.
E a proposito di vaccini, una recente notizia, sempre relativa agli Stati Uniti, ci dice che un sondaggio del febbraio 2021 ha evidenziato che più del 60% degli adulti ha ricevuto almeno una dose, ma il 42% della fascia 18 – 34 anni non è disposto a farsi vaccinare.
E, secondo uno studio pubblicato su Science, i giovani americani di età 20 – 49 anni sono stati responsabili del 70% della diffusione di Covid-19 nel 2020.
E allora la Casa Bianca ha deciso di attivarsi sui single e lo fa attraverso le app di dating.
Un accordo con queste principali app prevede di offrire vantaggi ai vaccinat* finalizzati a “incrociare” più proposte. Se sei vaccinat*, farai più match!
L’accordo genera quindi delle info in più -nuovo filtro- sul proprio profilo (se sei vaccinat*) e questo è già un cambio di contesto. Il bias adoperato è quello che opera sulla riduzione dell’effetto gregge, mostrandone i vantaggi con l’ingrediente della norma sociale “Tinder e la Casa Bianca stanno aiutando la Generazione Z a vaccinarsi prima di un’estate da ricordare. Un recente sondaggio ha mostrato che più della metà della Gen Z è interessata solo ad appuntamenti con persone vaccinate”.
E OkCupid afferma che i membri che mostrano il loro stato di vaccinazione hanno il 14% di probabilità in più di ottenere un match.
Sembra quindi che anche in quest’area, e i fan del nudge già lo sanno, si possano esplorare proposte. A questo punto vi lasciamo con un arrivederci e ritrovarci con nuove idee e storie di nudge realizzati proprio in questo campo. Ne abbiamo già in pancia un altro.
😊
a cura di Irene Ivoi e Matilde Volani
foto e pesce di Caterina Crepax