La propria igiene personale è insindacabile.
Ed essa passa anche attraverso la frequenza dei lavaggi dei nostri capi di abbigliamento.
Tale frequenza è invece a mio avviso sindacabile e può essere modificata anche grazie al nudge.
Vediamo chi lo ha fatto e come
Nel regno Unito un recentissimo articolo del Guardian ci ricorda uno studio su quanto bucati frequenti siano una conseguenza anche delle cosiddette pressioni sociali e quanto questi comportamenti non tengano conto del danno ambientale che ne deriva.
E tutto ciò grazie ad un’azienda di detersivi, Ecover, che sta ponendo ai propri clienti delle domande e delle riflessioni davvero irraggiungibili e disruptive.
Perché li invita a riflettere sulla necessità e opportunità di lavare meno, di prendersi cura di ciò che si possiede, anche con workshop formativi, e di produrre meno rifiuti.
L’operazione Sniff and Go basata su una seduta, la Rewear presentata alla Dutch Design Week di ottobre con il supporto della modella Lily Cole, è uno scanzonatissimo esempio di come si può far respirare i nostri vestiti invece che destinarli solo alla lavatrice.
Il loro sito sembra quello di ‘un’associazione ambientalista super POP che chiede rivoluzione di comportamenti e lancia diverse call to action quasi irresistibili.
Una di queste ci chiama all’azione così:
“Per noi, pulito significa molto di più che lavare i piatti. Vogliamo ridefinire cosa significa veramente per noi stessi, le nostre case, le nostre comunità e il nostro mondo. Ciò significa dare una bella lezione a rifiuti, emissioni di carbonio e tutti gli altri grandi problemi che ci sono là fuori.
Pronti a prendere il vostro tergivetro?”
Ecover, in collaborazione con la Falmouth University, ha sviluppato un rapporto che, grazie a delle survey, ci dice che il 18% dei 2.000 britannici, intervistati ad agosto, riteneva, erroneamente, che lavare meno incide poco sull’ambiente e il 10% avverte la pressione sociale che lo porta a fare frequenti bucati. In aggiunta il 75% dei partecipanti a studi recenti ha menzionato il timore del giudizio degli altri se indossa gli stessi vestiti per più giorni.
Forse questo è un male della modernità visto che dati dell’Office for National Statistics (ONS) registrano che il numero di lavaggi nel Regno Unito è aumentato del 9,6%, da 6,2 miliardi a 6,8 miliardi tra il 2005 e il 2014. Entro il 2016, l’ONS ha stimato che ogni famiglia era responsabile di 260 bucati all’anno, come dire che per 5 giorni ogni settimana viene avviata una lavatrice.
D’altronde è dal secolo scorso che oramai veniamo martellati dai potenti mezzi di informazione con slogan quali “pulito e perfetto”, “più bianco non si può”, etc.
Ma quando nacquero queste indimenticabili pubblicità eravamo anche una società più contadina e a contatto con sporcizie nei luoghi di lavoro oggi inimmaginabili.
Per cui OGGI potremmo anche permetterci l’agognato lusso di passare a una cultura della pulizia e dei bucati capace di farsi nuove domande e porsi obiettivi differenti, tra cui la minore dispersione di microplastiche che derivano da lavaggi di tessuti sintetici…. ed ancora allungare la durata dei capi di abbigliamento con una cura che non passi solo da frequenti usi della lavatrice.
E anche in questo caso il Guardian ci viene incontro con un altro articolo che ci ricorda quali tessuti vivono meglio con minori lavaggi e perché. Anche questo a cura di ECOVER.
Tutto ciò fa inevitabilmente pensare a quanto originale sia una strategia di comunicazione da parte di una società che vende detersivi e ti chiede di usarne meno.
Un controsenso per i più (forse).
E invece a mio avviso è un atto di rinnovata intelligenza perché tiene conto di nuove sensibilità, ti aiuta ad attivare nuovi comportamenti costruendo nuove consapevolezze (nudge plus), considera le fragilità ambientali di mari e microplastiche svelando dati e quindi innescando riflessioni e usa anche la norma sociale ma in modo assolutamente originale.
Guardate qui
Foto Uncommon Creative Studio.
E per quanto strano vi possa sembrare, ma tutto ciò mi ricorda anche l’agire di public utilities lungimiranti che aiutano i propri cittadini a ridurre, ancor prima che raccogliere differenziatamente, i propri rifiuti, senza temere di perdere fatturato o andare contro i propri apparenti interessi.
I comportamenti virtuosi dovrebbero interessare sempre i migliori player invece che temerne le possibili perdite di business.