Settembre 23, 2024 Irene Ivoi

La fine di uno smartphone e il behavioural design

Ho deciso di cambiare telefono

Sto parlando del primo smartphone della mia vita.

Quindi sto sostituendo un oggetto che mi ha accompagnato per 8 anni e che in 8 anni si è sempre comportato benissimo.

E si comporta ancora benissimo.

A differenza di dati circolanti in rete che ne dichiarano la durata di vita media pari a 3 e 5 anni.

Il che probabilmente dipende anche da come lo si usa, tra pulizie, manutenzioni ordinarie (batterie da sostituire) e aggiornamenti di sistema.

Perché tutto questo conta. E lo riscontro nei comportamenti pigri o distratti di persone che osservo e che, dichiarandosi dei primitivi digitali, non lo manutengono nel modo migliore, salvo poi lamentarsi di immancabili malfunzionamenti.

Torniamo a Me

Vi chiederete allora perché lo mando in pensione?

Proprio io? Che parlo di non acquisti e della necessità di comprare meno, meglio e conservare quanto più possibile la materia in circolo.

Vi confesso allora che lo cambio perché luminosità e dimensione dello schermo non sono più adatti ai miei occhi.

A ciò si aggiunge il fatto che i traffici che veicola non sono più compatibili con una batteria che si scarica troppo velocemente (e non è più sostituibile) e quindi non mi consente di girare video e usare alcuni social come (forse) mi piacerebbe fare.

 

Che cosa farò dell’apparecchio che va in pensione?

Mi comporterò come quella curiosa e allarmante percentuale di italiani [1]che seppellisce in cantina o negli sgabuzzini apparecchi elettrici ed elettronici non più utilizzati o non funzionanti invece che conferirli correttamente in raccolta differenziata?

Vi confesso, e siamo alla seconda confessione, che non riesco a separarmi subito da questo compagno di avventure durate 8 anni. Devo metabolizzare il distacco. E questo mi fa riflettere su uno dei temi a me più cari: l’educazione e l’allenamento all’abbandono.

È un esercizio che coinvolge corpo e mente, cervello e mano, azione e rischio di inazione.

So (razionalmente) che devo compierlo e sono certa che lo farò.

E ancor di più mi rendo conto che le spinte motivazionali e gentili, su cui faccio ricerca da anni, sono preziose perché aiutano questo distacco.

Sapere per esempio di poterlo donare a chi ne ha bisogno è un driver rilevante che può facilitare questo compito.

Sapere che esiste un corretto avvio a recupero di questi apparecchi e avere delle istruzioni precise sulla raccolta è un’altra spinta importantissima. Questo è anche il senso del Progetto “Avrò Cura di Te” di Giacimenti Urbani, di cui sono che ideatrice, e che, seppur più ampio, è stato concepito per allenarci a ripensare il nostro rapporto con gli oggetti e innescare le migliori azioni possibili.

E mi considero fortunata perché tutte le opzioni su come/cosa fare le conosco e so che approdano a risultati sicuri. Molti di noi le ignorano e talvolta, pur avendole orecchiate, non sanno come agirle.

Quindi mai stancarsi di utilizzare anche strumenti di behavioural design e vi segnalo due iniziative che li utilizzano:

– l’iniziativa “Tempi  di Recupero” a cura di Safe – Hub Consorzi per le Economie Circolari , in partnership con Csi Milano, Avvenire Formazione e Peak56, di spinta all’intercettazione di questi apparecchi che usa il gaming (potentissimo strumento) per coinvolgere circa 100.000 ragazzi presso i centri sportivi per ora della Lombardia. La sfida per i ragazzi è raccogliere il maggior numero di Raee tra quelli dimenticati nei cassetti e nelle cantine, come ad esempio cellulari, radio, tablet e piccoli elettrodomestici. Vinceranno la competizione i Csi che raccoglieranno il maggior numero di Raee. 📱📱📱
L’iniziativa propone anche contenuti formativi sull’argomento, di cui abbiamo bisogno visto che la nostra conoscenza e capacità di intercettarli differenziatamente non brilla.

– il progetto Life Ecosweee che, tenendo insieme diversi partner europei tra cui Erion, intende sviluppare e testare 8 nuove iniziative di intercettazione di piccoli Raee e verificarne l’efficacia di altre 12 già in atto. L’obiettivo è anche individuare gli strumenti più promettenti per risultati raggiunti e tra questi ce ne sono anche alcuni ispirati ai principi del design comportamentale. Quindi ne parleremo in seguito. 🚗🚗🚗

[1] Dati Erion 2023 dicono che il 61% degli italiani ha in media in casa 3 apparecchi elettronici che non funzionano più e l’81% ne ha in media 6 che non usa più.

 

foto cover: “Hogging the remote” di David Gilliver

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.