Ho deciso di cambiare telefono
Sto parlando del primo smartphone della mia vita.
Quindi sto sostituendo un oggetto che mi ha accompagnato per 8 anni e che in 8 anni si è sempre comportato benissimo.
E si comporta ancora benissimo.
A differenza di dati circolanti in rete che ne dichiarano la durata di vita media pari a 3 e 5 anni.
Il che probabilmente dipende anche da come lo si usa, tra pulizie, manutenzioni ordinarie (batterie da sostituire) e aggiornamenti di sistema.
Perché tutto questo conta. E lo riscontro nei comportamenti pigri o distratti di persone che osservo e che, dichiarandosi dei primitivi digitali, non lo manutengono nel modo migliore, salvo poi lamentarsi di immancabili malfunzionamenti.
Torniamo a Me
Vi chiederete allora perché lo mando in pensione?
Proprio io? Che parlo di non acquisti e della necessità di comprare meno, meglio e conservare quanto più possibile la materia in circolo.
Vi confesso allora che lo cambio perché luminosità e dimensione dello schermo non sono più adatti ai miei occhi.
A ciò si aggiunge il fatto che i traffici che veicola non sono più compatibili con una batteria che si scarica troppo velocemente (e non è più sostituibile) e quindi non mi consente di girare video e usare alcuni social come (forse) mi piacerebbe fare.
Che cosa farò dell’apparecchio che va in pensione?
Mi comporterò come quella curiosa e allarmante percentuale di italiani [1]che seppellisce in cantina o negli sgabuzzini apparecchi elettrici ed elettronici non più utilizzati o non funzionanti invece che conferirli correttamente in raccolta differenziata?
Vi confesso, e siamo alla seconda confessione, che non riesco a separarmi subito da questo compagno di avventure durate 8 anni. Devo metabolizzare il distacco. E questo mi fa riflettere su uno dei temi a me più cari: l’educazione e l’allenamento all’abbandono.
È un esercizio che coinvolge corpo e mente, cervello e mano, azione e rischio di inazione.
So (razionalmente) che devo compierlo e sono certa che lo farò.
E ancor di più mi rendo conto che le spinte motivazionali e gentili, su cui faccio ricerca da anni, sono preziose perché aiutano questo distacco.
Sapere per esempio di poterlo donare a chi ne ha bisogno è un driver rilevante che può facilitare questo compito.
Sapere che esiste un corretto avvio a recupero di questi apparecchi e avere delle istruzioni precise sulla raccolta è un’altra spinta importantissima. Questo è anche il senso del Progetto “Avrò Cura di Te” di Giacimenti Urbani, di cui sono che ideatrice, e che, seppur più ampio, è stato concepito per allenarci a ripensare il nostro rapporto con gli oggetti e innescare le migliori azioni possibili.
E mi considero fortunata perché tutte le opzioni su come/cosa fare le conosco e so che approdano a risultati sicuri. Molti di noi le ignorano e talvolta, pur avendole orecchiate, non sanno come agirle.
Quindi mai stancarsi di utilizzare anche strumenti di behavioural design e vi segnalo due iniziative che li utilizzano:
– l’iniziativa “Tempi di Recupero” a cura di Safe – Hub Consorzi per le Economie Circolari , in partnership con Csi Milano, Avvenire Formazione e Peak56, di spinta all’intercettazione di questi apparecchi che usa il gaming (potentissimo strumento) per coinvolgere circa 100.000 ragazzi presso i centri sportivi per ora della Lombardia. La sfida per i ragazzi è raccogliere il maggior numero di Raee tra quelli dimenticati nei cassetti e nelle cantine, come ad esempio cellulari, radio, tablet e piccoli elettrodomestici. Vinceranno la competizione i Csi che raccoglieranno il maggior numero di Raee. 📱📱📱
L’iniziativa propone anche contenuti formativi sull’argomento, di cui abbiamo bisogno visto che la nostra conoscenza e capacità di intercettarli differenziatamente non brilla.
– il progetto Life Ecosweee che, tenendo insieme diversi partner europei tra cui Erion, intende sviluppare e testare 8 nuove iniziative di intercettazione di piccoli Raee e verificarne l’efficacia di altre 12 già in atto. L’obiettivo è anche individuare gli strumenti più promettenti per risultati raggiunti e tra questi ce ne sono anche alcuni ispirati ai principi del design comportamentale. Quindi ne parleremo in seguito. 🚗🚗🚗
[1] Dati Erion 2023 dicono che il 61% degli italiani ha in media in casa 3 apparecchi elettronici che non funzionano più e l’81% ne ha in media 6 che non usa più.
foto cover: “Hogging the remote” di David Gilliver