Durante la presentazione del mio libro “La Cerniera” ad Abano Terme si è parlato delle bollette. Quanto cioè una bolletta può essere pensata per aiutare chi la riceve a leggerla e percepirla non solo come un fastidio o una seccatura necessaria.
Purtroppo nella maggior parte dei casi così è.
Sono ancora rari gli esempi di rendicontazioni di costi e consumi, progettati per costruire consapevolezze e attivare nuovi comportamenti di risparmio.
In quella sede ho raccontato il caso Opower, il diario dei consumi di Hera, la capacità di rilevazione dei nuovi smart meters come fa Midori e tanti altri cascando come al solito nel mio tranello preferito: pensare che ciò che so sia scontato, quasi banale, per poi scoprire che i più non ne sanno quasi nulla.
E quindi eccoci a parlare di bolletta: un vero progetto di design e le mie ex studentesse di Iuav grazie, consapevoli di questo, hanno anche vinto un hackaton.
E’ importante perché costituisce un punto di contatto preziosissimo tra chi eroga un servizio e chi deve pagarlo.
Ma Pagarlo non è un atto di consapevolezza, non attiva comportamenti virtuosi.
Rischia di essere solo un dovere, anche seccante. A meno che quella bolletta non sia stata costruita con un po’ di ingredienti nudge capaci di smuovere qualcosa.
Visto che i consumi domestici pesano
Secondo il Climate Change Committee, i consumi domestici in UK, ma non solo, sono responsabili del 32% delle emissioni da ridurre da qui al 2035, per raggiungere lo zero net.
Un recente sondaggio di Hubbub, sempre restando in territorio UK, mostra che meno della metà delle famiglie conosce le azioni che hanno più impatto sui cambiamenti del clima.
Hanno così lavorato nel 2024 su un gruppo di 175 utenze, insieme ad un panel di aziende, per comprendere come supportarle al meglio nella creazione in futuro di case a zero emissioni nette.
Utilizzando comunità online, supportate da interviste, sondaggi e un focus group, hanno raccolto dati e approfondimenti su una serie di argomenti, tra cui l’energia e il riscaldamento domestici, l’alimentazione e la dieta e gli oggetti di uso quotidiano che acquistiamo e buttiamo via.
Questo è il senso del loro progetto Home Advantage.
Cosa hanno scoperto?
Nonostante le preoccupazioni sui costi e la frustrazione per infrastrutture anche carenti, il 75% è disposto a cambiare.
Mostrando tanta curiosità per gli acquisti di seconda mano (ne vale cioè la pena?) e per il benessere di scelte alimentari sane (non solo guidate da sostenibilità ambientale).
Partendo da questa base, c’è allora da sperare che stimoli positivi e nuove narrazioni possano allora sortire effetto se capaci di costruire una motivazione diversa che poi genera un nuovo comportamento.
A chi spetta questo ruolo?
Quello cioè di accompagnare la costruzione di consapevolezze e narrazioni in grado di originare azioni?
Ai decisori pubblici!
Questa è la risposta che i più danno a questa domanda.
E pur concordando, non sono i soli attori di questa partita.
Anche chi produce prodotti ed eroga servizi può aiutarci e sostenerci nell’ usarli meglio.
L’esempio nell’incipit di questo articolo a cura dei distributori di energia lo dimostra, la storia di Ecover idem, e di casi potremmo snocciolarne tanti. Restando nell’area dei prodotti che usano energia, pensate a quanti nudge si possono costruire per aiutare le persone ad usare meglio alcuni elettrodomestici, dai condizionatori alle lavatrici.
Quindi se sei d’accordo anche tu….rimbocchiamoci le maniche !