Mio marito ama questo zaino (che a me invece piace pochissimo).
Da qualche settimana, la cerniera che ne chiude l’area più importante non funziona.
Che fare?
Nelle condizioni in cui si trova usarlo è un rischio, e visto che non costa poche decine di euro, la sua decisione, condivisibilissima, è TENTARE di RIPARARLO.
E in questi casi il verbo TENTARE non è casuale o barocco perché quando decidi di riparare devi anche affidarti ad una santa dose di fortuna che ti porti ad individuare l’artigiano in grado di farlo.
Ci viene in mente di rivolgerci al nostro calzolaio, che da poco ha sostituito il padre, andato in pensione.
E così mio marito si reca nella bottega del giovane calzolaio ed espone il problema.
La prima risposta è stata NEGATIVA.
Il calzolaio gli ha detto che non sostituisce più cerniere perché serve troppo tempo e troppa fatica e che sarebbe costato al cliente troppo denaro, quindi malcontento garantito.
Ma l’amore per quell’oggetto ha spinto mio marito ad insistere con una proposta indecente.
Gli ha detto “io sono disposto a darti 100 euro per questa riparazione, quindi visto che mi fido di te perché so che sei bravo, per favore provaci!”.
Povero calzolaio!
Poteva rifiutarsi?
Mio marito lo ha blandito dicendogli che è bravo e ispira fiducia, lo ha incentivato con il vile ma efficace denaro e di fatto lo ha sfidato a cambiare comportamento.
Il calzolaio ha accettato la sfida e mio marito soddisfatto del risultato ottenuto, seppur parziale, mi telefona raccontandomelo come un successo quasi certo.
Volete sapere com’è finita?
Dopo 3 ore il calzolaio gli telefona e gli dice che lo zaino è pronto per essere ritirato.
Mio marito ritorna di corsa in bottega, prende lo zaino in mano e si accorge che non è stata sostituita la cerniera bensì solo il gancio che, in quanto rotto, ne impediva la chiusura.
Il calzolaio aveva ottenuto il risultato desiderato senza sostituire la cerniera ma riparandone un componente fondamentale.
A mio marito la soluzione andava benissimo e quindi chiede “quanto ti devo?”
La risposta è stata 10 euro!
Perché il calzolaio onesto ha riconosciuto che il tempo impiegato valeva 10 euro, senza considerare il valore complessivo (per il cliente) della riparazione effettuata.
Ma l’ingrediente a mio avviso sorprendente di questa piccola storia sta nell’aver ottenuto un cambio di comportamento insistendo senza arrendersi alla prima risposta, seppur sensata.
Se di fronte al primo NO, mio marito non avesse tirato fuori la proposta dei 100 euro quello zaino sarebbe finito nel contenitore della raccolta differenziata degli abiti usati.
Il che ci dice che ci vuole sapienza anche per far riparare un oggetto.
E non basta decidere di ripararlo.
Vi state chiedendo se questo è un nudge?
La proposta indecente è un nudge teorico purtroppo annullato dall’incentivo economico; se però riflettiamo sul prezzo richiesto per la riparazione effettuata, possiamo concludere che l’ingrediente principale che ha motivato il calzolaio è stata la sfida. E quindi i 100 euro non sono stati la molla effettiva, bensì solo un innesco.