Giugno 22, 2024 Irene Ivoi

VeryBook è un dispositivo nudge per contrastare le povertà culturali (e far crescere le persone)

Da diverso tempo con amici e colleghi ci interroghiamo su quanto sia utile che la sostenibilità possa essere non solo un obbligo o un’opportunità per crescere e posizionarsi nel panorama del business ma anche una occasione per far crescere sensibilità e motivazioni nelle persone.

Il che significa anche Fare Cultura visto che essa comprende saperi, conoscenze, opinioni e comportamenti; questi ultimi sono la diretta conseguenza dei nostri pensieri che diventano parole, che a loro volta ci permettono di costruire storie, quindi narrazioni, ed è da lì che derivano i nostri comportanti (di azione ed anche inazione, visto che la narrazione può alimentare resistenza al cambiamento e quindi inazione).

Accrescere conoscenze e idee “attive” per arricchire i nostri pensieri può avvenire e avviene attraverso scambi, esperienze, circolazione di informazioni ma anche grazie ai libri.

Intramontabili libri

Ed è perciò che ho deciso di fare due chiacchiere con Lisa Innocenti, che insieme alla sua collega Martina Milani, ha costruito un servizio che si chiama VeryBook.

Fin da quando mi è stato raccontato l’ho trovato molto affine ai principi del nudge perché VeryBook nasce con l’obiettivo di avvicinarci alla lettura senza chiedercelo, senza imporlo ma costruendo una cornice in grado di orientarci verso i libri, i loro contenuti e gli autori con modalità capaci di incuriosirci e farci vivere delle piccole esperienze.

Very book riesce a portare le persone ai libri e i libri, con i loro autori, alle persone costruendo delle architetture di scambio e condivisione di contenuti, anche per contrastare quella povertà culturale ed educativa che affligge tante fasce di popolazione.

 

Lisa, Cos’è VeryBook!?

VeryBook! è un’offerta di welfare aziendale “book-based”. Il che significa servizi e attività che partono dal libro per creare socialità, relazione e scambio tra persone in azienda. I nostri servizi vanno dall’uso del libro come regalo aziendale per dipendenti, collaboratori e stakeholder a esperienze articolate come il BookClub aziendale o il Salone del Libro Tour. Tutti però sono progettati con la stessa filosofia: partire dai libri per arrivare alle persone.

Un esempio: il mese scorso abbiamo organizzato per Unicoop Firenze un festival di 50 incontri e attività al Salone del Libro di Torino con autori e autrici, titolari delle case editrici e tante figure della filiera editoriale (da quella dell’editor a quella del traduttore).

I talk hanno spaziato dal tono solo apparentemente leggero di Paolo Ruffini a quello divulgativo di Maura Gancitano ed Eleonora Marocchini, dal “grammamore” di Vera Gheno alla performance coinvolgente di Saif ur Rehman Raja contro ogni discriminazione.

Sotto traccia, un unico tema: la vulnerabilità. Grazie alla collaborazione con le 50 case editrici coinvolte, si è parlato di emarginazione e di malattia, di sconfitta e di riscatto, di nostalgia e di paura, di ferite e di ribellioni, di errore e di fallimento, di desiderio, di narcisismo e di passione… di tutte le debolezze che, in un tempo di intelligenze artificiali, ancora ci rendono umane e umani.

I partecipanti hanno potuto fare una visita guidata tra gli stand del Salone, parlando direttamente con gli editori, e poi hanno seguito uno o più incontri con gli autori.

Un’esperienza come questa è profondamente trasformativa perché si svolge in un contesto informale e paritario, dove le persone si sentono protagoniste. È un’opportunità originale e innovativa di welfare culturale che permette di affrontare i temi del presente (e la sostenibilità è uno di questi!) combinando due “vie”: quella razionale e quella delle emozioni.

Quando e perché nasce VeryBook?

Con la nostra agenzia di comunicazione, Mira!, e prima ancora come consulenti, abbiamo sempre avuto un approccio strategico con le imprese clienti.

Questo da un lato ha plasmato il nostro modo di fare comunicazione, con al centro l’obiettivo di rendere visibili e “parlanti” i valori che stanno alla base di ogni azienda. Dall’altro lato ci ha portato a conoscere bene le imprese dall’interno e vedere quanto sia difficile creare un buon clima aziendale e quanto peraltro questo sia importante affinché gli stakeholder interni ed esterni diventino “portatori sani” della reputazione dell’impresa all’esterno.

D’altra parte sappiamo che è in corso un cambiamento epocale nella cultura del lavoro. I temi del tempo personale, del significato di ciò che si fa, dei costi psicologici della società della performance sono emersi prepotentemente dalla pandemia in poi, come ha dimostrato il fenomeno delle grandi dimissioni.

VeryBook! è nato nel 2022 da queste riflessioni, dalla nostra conoscenza del mondo dei libri, e dalla nostra esperienza verticale nel marketing culturale e sociale.

Siamo convinte che le imprese sapranno attrarre e trattenere le persone, quanto più sapranno creare spazi e tempi per l’espressione individuale e la socialità, liberi dal giudizio e dall’ansia da prestazione. VeryBook! fa tutto questo, a partire da un libro.

Oggi siete arrivate a coinvolgere circa 2000 persone dal vivo e altrettante a distanza, con il servizio di regali aziendali. Che prospettive vedete per il prossimo futuro?

Il posto di lavoro è il luogo dove le persone spesso passano la maggior parte del loro tempo e noi crediamo che le imprese possano fare molto per offrire occasioni in cui ritrovare equilibrio, condivisione e consapevolezza. È la grande sfida della sostenibilità, che non è solo ambientale, ma è data dalla giusta armonia tra aspetti ambientali, economici e sociali.

Diversità e inclusione, sostenibilità, gestione delle emozioni, work-life balance, convivenza intergenerazionale. Sono solo alcuni dei temi che è possibile affrontare con un percorso VeryBook!, per le imprese che vogliono promuovere la crescita delle persone e il benessere nei luoghi di lavoro, anche a integrazione di percorsi formativi più strutturati.

Il nostro prossimo obiettivo è portare VeryBook! nelle imprese di medie e grandi dimensioni affinché diventi uno strumento per operare quel cambiamento collettivo che ha bisogno, per compiersi, di tanti cambiamenti individuali.

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.