Farla meglio è un obiettivo molto mainstream.
Quando chiacchiero con chi se ne occupa il tema ricorre, insieme a quello degli abbandoni anche presso cassonetti diventati sempre più intelligenti (ma il problema persiste anche laddove non lo sono).
Ad Ecomondo gli amici di Ars ambiente mi hanno segnalato l’iniziativa “Un sorriso per l’ambiente” nata a Latina dalla collaborazione tra Sartori Ambiente, ABC Latina, gestore dei rifiuti urbani in città, e Università di Trento, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive che analizza i risultati del progetto proprio per migliorare i servizi.
Cosa hanno fatto per migliorare la qualità della RD
Hanno riflettuto sulla necessità di coinvolgere i cittadini, come sottolineata anche da ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che ha reso obbligatorio “verificare periodicamente la qualità e l’efficacia delle prestazioni, all’uopo acquisendo anche la valutazione degli utenti”.
E hanno così deciso di esaminare il conferito dando loro un feedback con degli adesivi colorati (rosso se va male, giallo se migliorabile e verde se tutto va bene) apposti sui bidoni delle utenze. Questi adesivi sono rimuovibili perché le performance possono cambiare.
Il risultato è più interessante ha riguardato il miglioramento del secco residuo.
In logica nudge l’iniziativa ha individuato due quartieri su cui agire e uno dei due costituiva il gruppo di controllo, cioè l’area su cui nulla accadeva e che quindi fa da contro-altare a quella attiva.
Attraverso gli sticker, gli errori, intesi come la quota di frazioni conferibili meglio altrove, si sono ridotti: infatti gli sticker rossi sono scesi del 69% e i verdi sono saliti del 52%. Ovviamente questo dato deriva da misurazioni e merceologiche ex ante ed ex post effettuate su un numero di utenze specifico. Questo ci dice che chi sbagliava ha tratto insegnamento dai feedback, e gli smile funzionano perché costituiscono un segnale di ascolto.
Non solo quindi uso di parole come “devi….” o “dovresti….” ma ascolto dedicato. Saper guardare l’altro per ringraziarlo o invitarlo ad evitare distrazioni ed errori.
Il che fa riflettere anche sul fatto che nonostante la vulgata generale affermi che il bombardamento di informazioni abbia ridotto la nostra capacità di attenzione, esistono margini di miglioramento.
Ma anche in Nuova Zelanda
Questa esperienza nostrana è abbastanza simile ad un’iniziativa di successo andata in scena in Nuova Zelanda nel 2020 e riportata dal Guardian.
Il comune di Christchurch, a fronte della necessità di accrescere la raccolta differenziata crollata dopo la pandemia Covid, ha previsto l’apposizione di una grande stella dorata sui cassonetti di chi si comporta bene e la rimozione dei cassonetti di coloro che ripetutamente sbagliano.
Com’è andata?
La percentuale di RD è salita quasi all’80% (dal 48%).
Dall’inizio dell’anno in cui è stata svolto l’intervento, più di 155.000 cassonetti sono stati controllati a campione e il 26% ha ricevuto una stella d’oro “per l’eccellente RD”, mentre il 61% ha ricevuto un Warning.
E il comune ha però anche rimosso 246 bidoni: Se i cittadini volevano riaverlo, dovevano recarsi in Comune e firmare un accordo che li impegnava a fare una corretta raccolta differenziata.
Questo articolo nella sua analisi accredita anche al confronto tra cittadini (chi ha la stella e chi non ce l’ha) il crescente desiderio di imitare ed emulare i più bravi.
Sappiamo bene infatti che questo ingrediente (detto della norma sociale) è uno dei più potenti nell’innescare comportamenti virtuosi tra persone capaci di guardarsi reciprocamente e quindi confrontarsi.
Chi si occupa di gestire rifiuti (e quindi comportamenti) ha capito bene tutto ciò e con Michele Giavini (che ha sperimentato a Bergamo il sistema KAYT) siamo convinti che ci servirà sempre più anche un po’ di nudge per correggere gli errori del presente e del futuro.