Quando in Lombardia nasceva Cortilia nel 2011 i gruppi di acquisto in Italia erano rari (era considerata avanguardia) e quasi nessuno parlava di spesa a km0.
Io navigavo questi temi essendo parte di un team bresciano che, in seno alla nascente A2A, elaborava un insieme di azioni di riduzione rifiuti da implementare in città e modellizzare, ai fini del Piano di Riduzione Rifiuti di Regione Lombardia. Il progetto di quel gruppo di lavoro si chiamava Spesa in Cassetta e non andò lontano.
Cortilia mi apparve quindi subito una proposta destinata al successo perché scommettere su un agroalimentare di qualità e bio, per giunta a domicilio, e a basso chilometraggio doveva necessariamente incontrare i favori di clienti sempre più attenti a questi topic.
Ebbene sì…avete capito bene.
Ho proprio detto “ sempre più attenti” perché eravamo a quel tempo distanti dai numeri di oggi ma era percepibile nell’aria una crescente voglia di vivere e mangiare più sano.
Sappiamo bene quanto poi con Expo2015 il tema del cibo sano sia esploso in Lombardia in primis, ma ovunque in cascata.
Passano un po’ di anni
E ritrovo Cortilia un mese fa nel forum annuale di Plef sul green retail e le parole della sua direttrice commerciale Emna Neifar mi hanno colpito.
Emna non ha solo parlato di necessità di misurazione e di attenta comunicazione, che come ben sappiamo sono due spunti oggi sempre più invocati dai player che giocano sul serio e non hanno paura di perdere in contropiede.
Emna ha anche parlato di nudge e di come Cortilia lo usi per semplificare e orientare le scelte di acquisto dei propri clienti nel rispetto di alcuni principi vantaggiosi per ambiente e collettività.
Se infatti così non fosse non potremmo neppure parlare di nudge perché si tratterebbe di neuromarketing (uso di bias e ingredienti nudge per fini commerciali).
Lo stimolo mi ha incuriosito e ho così deciso di capire meglio, incoraggiata anche dal fatto che in quel panel, moderato da Cristina Sivieri Tagliabue, il tema della sostenibilità è stato spesso accostato alla gentilezza, intesa proprio come attributo di modo per abilitare scelte che non sempre si possono imporre ma che gentilmente si possono guidare e facilitare.
Emna mi ha così spiegato che Cortilia, grazie anche alla collaborazione dell’università di Parma, nelle sue comunicazioni digitali usa il default (noto ingrediente del nudge) per proporre prioritariamente:
- fasce orarie di consegna che riducono spostamenti e km (inquinamento),
- mix equilibrati (bias del framing) nutrizionalmente (che purtroppo spesso noi consumatori non sappiamo costruire) e a base di prodotti stagionali. Questi mix sono incoraggiati anche con kit ricette, in grado di attivare fantasia e progettualità in cucina, nel rispetto del proprio benessere.
E quando gli stock si avvicinano a scadenza e/o le stagioni stanno per finire e alcuni prodotti chiedono di essere consumati, le green box ludiche li offrono a prezzi promozionali (il che non è nudge) con anche spunti d’uso creativi proprio per scongiurare il rischio spreco di cibo.
L’impegno di Cortilia sulla sostenibilità è nel suo complesso illustrato qui e la sua certificazione Bcorp arrivata in questo 2022 non può che rassicurarci sul successo già conseguito ma con nuovi traguardi in arrivo.
Buon viaggio Cortilia.