Da quando mi interesso di nudge e comportamenti da progettare, mi capita di ricevere o rintracciare storie di strumenti che facilitano le relazioni tra persone.
Per me è un territorio ancora un po’ vergine e siccome non sono abituata a parlare o argomentare temi che non conosco a sufficienza non lo farò neppure stavolta.
Ma non posso esimermi dal notare che l’ascolto e il saper guardare le persone, che sono l’ingrediente alla base della teoria del nudge, hanno vicinanze di senso compiuto con qualità e quantità del lavoro. Le dimensioni del benessere aziendale (vedasi per esempio gli scritti di Francesco Avallone) si declinano tantissimo sull’ascolto che migliora le relazioni tra individui andando anche a costruire una produttività migliore. Peraltro anche la costruzione di un’economia sostenibile passa da una ricostruzione delle relazioni per poter agire meglio collettivamente (tema che mi sta tanto a cuore).
E allora accumulando articoli e piccole storie in questa direzione, compreso un prezioso librino sul Restorative Design, scopro che chi si adopera in tal senso spesso lo fa con app che facilitano il compito.
Non vi farò l’elenco delle app…anche perché è diventato corposo e rischia di trasformare questo breve insight in una rassegna troppo faticosa da digerire.
Vi racconterò però l’ultima di queste practice che gli amici di Interlogica mi hanno raccontato.
Si chiama BigUp e nasce tra il 2019 e il 2020 per debuttare sul mercato nel 2021.
È quindi fresca e in divenire ma chi usa BigUp è già soddisfatto dei risultati (oltre il 90% dei dipendenti ha fatto download dell’app e l’uso si attesta nei mesi successivi sull’80%).
Si tratta di un’app che permette a coloro che lavorano in un’organizzazione di attribuire ai colleghi, con un semplice click, feedback di apprezzamento (mai rimproveri, si possono elargire solo positività)
Il che favorisce le relazioni tra loro anche se lavorano a distanza e hanno quindi minori occasioni di sorridersi in un corridoio o una pausa caffè, accresce la gentilezza reciproca e offre opportunità di riconoscenza in entrata e uscita anche ai meno empatici.
Chi sceglie BigUp mette in palio ogni settimana o ogni mese un numero di click positivi che tutti, scaricata l’app, possono donare. Se non utilizzati, vengono cestinati, cioè si perdono. I click si traducono in bonus che l’azienda sceglie di trasformare in giorni di ferie riconosciuti (più tempo libero), uno sconto per acquisto libri, un ticket per andare allo stadio o a vedere una mostra, o un servizio di curatela familiare: questo ogni società lo stabilisce tailor-made. E ciò vale anche per il tipo di feedback: tecnici o soft skill, allo scopo di poi combinare il totale.
Secondo me tutto questo, aldilà dei vantaggi che produce sul management (come per es. acquisire informazioni più rapidamente), è anche vicino concettualmente al nudge per più di un motivo. Innanzitutto la non obbligatorietà di adesione, poi l’obiettivo di migliorare le relazioni interpersonali con feedback solo positivi e mai di rimprovero, la predisposizione che innesca all’ascolto dell’altro (atto necessario), l’impiego di incentivi non economici e comunque non significativamente rilevanti in tal senso, il pre-engagement attraverso il download dell’app ….sono tutti ingredienti che appartengono alla cassetta degli attrezzi delle spinte gentili.
Gli spazi per adoperarle con questi scopi esistono e l’attenzione a queste finalità è oggi palpabile perché è sempre più chiaro che l’ intelligenza emotiva sia sempre più richiesta e apprezzata specie nel management ed è altrettanto palpabile che un territorio lavorativo capace di disegnare relazioni di accoglienza migliora la produttività.