Muoversi in città e fuori è una necessità primaria che oggi chiede anche layout differenti visto che molte innovazioni la toccano e l’inquinamento che comporta è oggetto di urgente preoccupazione.
D’altronde ha a che fare con i fatidici cambiamenti climatici che dettano l’agenda delle priorità a cui dare precedenza.
Alcuni spunti recenti mi fanno riflettere su quanto possano essere auspicabili design e spinte gentili per animare una mobilità più intelligente.
Partiamo da qualche piccolo segnale:
- In Francia da marzo le pubblicità delle auto che saranno trasmesse su tv, radio, internet e altri canali di comunicazione dovranno spingere le persone a stili di vita meno impattanti sull’ambiente. Come? Ad esempio suggerendo di pedalare di più, di utilizzare i mezzi pubblici e, se proprio non si può fare altrimenti, di sfruttare il car pooling per far circolare meno auto possibili. Per chi non si adegua sanzioni da 50.000 euro
- Arrival, produttore britannico-americano di veicoli elettrici con sede a Londra, lancia con Deezen un bando per intercettare proposte di mobilità per il futuro. Scadenza 14 aprile e diverse migliaia di dollari sono in palio.
- Una rete di associazioni chiede di firmare nel 2021 una richiesta alla Commissione Ue per avviare un iter di legge teso a vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende maggiormente responsabili della crisi climatica, comprese le multinazionali dell’auto e altri trasporti.
- Qualche settimana fa scoppia una polemica che vede il presidente della provincia di Bolzano proporre un pedaggio autostradale basato su quanto inquini, oltre che su quanti km hai percorso.
- troppe bici in città (e non solo) vengono rubate e allora nasce anche BiciPod per mettere a disposizione dei cittadini BOX costruiti per custodire biciclette, e-bike e monopattini in modalità sharing. I BCPOD sono contenitori ermeticamente chiusi, in grado di custodire, oltre alla bici, anche caschi.
Questi segnali piccoli elencati sono solo gli ultimi di una lista numerosa che colleziono da diverso tempo perché la mia impressione è che questo perimetro di attività sia in fermento.
Tanti lay out finora acquisiti e dati per scontato stanno mutando.
L’ingresso dell’elettrico nella mobilità privata è rivoluzionario, lo stiamo quasi esasperando, avremo da risolvere tanti quesiti su approvvigionamento e recupero/smaltimento batterie ma esso chiede anche nuovi contributi di design per progettare i cosiddetti luoghi di intermediazione: le stazioni di ricarica che forma avranno? Che funzioni implementeranno? Che tecnologie useranno? Che proposte esprimeranno (oltre ovviamente quella di ricaricare)? Possono cioè diventare dei prodotti di design?
E il risparmio energetico (necessario per molti fini ed anche per poterci permettere una mobilità più elettrica) può essere finalmente progettato? O deve restare il classico esercizio di stile affidato al buon gusto e al buon senso dei singoli?
Qui sento odore di nudge…come ho anche scritto in passato su questo blog.
Le aziende e i comuni, dotati o no di mobility manager, come spingono il proprio target a scegliere la biciclette (elettrica o non) o altri mezzi più intelligenti di un’auto privata? Solo con i divieti e l’istituzione di zone a traffico limitato? Spero proprio di no.
Perché si può fare di più per rimuovere i maledetti bias che talvolta ci impediscono di indossare la leggerezza, e ci impediscono di capire quanto per esempio è vicino ciò che ci appare lontano.
Siamo circondati di innovazioni portentose che tracciano i nostri spostamenti, ci fanno sentire eroi se andiamo in bici, ci aiutano con forme di pre-engagement a scommettere su una mobilità nuova. Questo è un fertilissimo terreno di spinte gentili per mandare in goal le innovazioni disponibili che devono incrociare i nostri comportamenti.
Altrimenti che ce ne facciamo di tanta tecnologia?