Gennaio 16, 2022 Irene Ivoi

Scegliamo bene le matite per disegnare

pencils on white background.

La lettura (che non ho ancora terminato) del libro di Ettore Sottsass “Di chi sono le case vuote?” mi obbliga a ripercorrere i pensieri che hanno animato la cultura del progetto negli ultimi decenni del ‘900.

 

Le riflessioni che il maestro Sottsass ci regala, grazie a questo distillato di suoi scritti curato da Matteo Codignola, spaziano in numerose direzioni e mi fanno riflettere sul rapporto con i colori, la natura, i ricordi, le emozioni che si stratificano e nel tempo diventano conoscenza, e poi sensibilità, e poi attitudine e poi carattere e quindi capacità di scelta nella vita matura.

Scelta di cosa?

Del perimetro di cultura materiale e immateriale, quindi oggetti e saperi, di cui vuoi circondarti.

I ricordi del maestro che si distillano e solidificano poi in scelte di vita post fanno pensare.

Mi colpisce, quando parla del suo rapporto di amicizia e dialogo con l’artista Spazzapan, questa sua frase: “Spazzapan poi mi raccontava che nelle scuole tedesche lo facevano disegnare con matite durissime, così dure che la carta si incideva e gli errori non si potevano cancellare perché la carta restava incisa per sempre”.

Che dire?

Questa frase oggi suona irraggiungibile.

I tedeschi imponendo matite dure impoveriscono la funzione di una matita che è quella di lasciare un segno provvisorio e cancellabile.

La provvisorietà del segno è salva, ma la cancellazione di un eventuale errore (del pensiero e della mano) è impossibile.

Non avevo mai considerato quanto un’inerme e innocua matita potesse quindi determinare un comportamento.

Se la scegli dura o se te la impongono, i tuoi gesti e ancor prima i tuoi pensieri devono essere precisi, cristallini perché il mezzo che hai a disposizione non ammette errore.

Quel mezzo ti obbliga ad una maggiore pianificazione, a una verifica mentale delle azioni e quindi a una profondità di riflessione.

La matita è quindi un prodotto che ridisegna un pensiero+azione, quella del disegnare.

Quel mezzo attiva un cambiamento, non è una spinta gentile (di prodotto) sia perchè non ti dà scelta e sia perché non agisce, nel racconto riportato, su uno o più bias.

Consideriamolo allora in struttura, perdonatemi questo allargamento poetico, e riflettiamo su quanto sia importante nei nostri progetti scegliere gli strumenti (la matita) per attivare i cambiamenti che desideriamo.

La provvisorietà si modifica, l’incisione è per sempre.

Allora Che matita scegliere?

Matite per TUTTI ✏️

Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, comunicazioni, azioni, comportamenti ispirati ad un vivere più ricco di buon senso e con meno rifiuti.